CROCEVIA DI CAMMINI

Monselice, terra di fede

Il territorio del Veneto è crocevia tra i paesi del Mediterraneo e quelli del Nord Europa, nonché la porta storica d’ingresso al mondo orientale.

Le vie aperte per motivi commerciali in epoche antichissime, come ad esempio la via dell’ambra dal Baltico a Venezia, o le vie consolari di epoca romana, con l’avvento del Cristianesimo divennero anche vie privilegiate di pellegrinaggio. La via Francigena e le cosiddette vie Romee erano percorse in epoca medioevale dai pellegrini diretti alla tomba di San Pietro. La via Francigena apriva un corridoio che univa Roma all’Europa occidentale prevedendo soste nelle città e presso le abbazie più importanti sfiorate dal lungo cammino. La via Romea toccava Venezia, Padova, Ravenna e proseguiva attraverso i passi appenninici per giungere rapidamente fino alla città eterna. La presenza a Padova della tomba di uno dei santi più amati del cristianesimo, Sant’Antonio, ha inoltre aperto un altro frequentatissimo percorso devozionale, il Cammino di Sant’Antonio.

In questo contesto Monselice, oggi come allora, si annovera come tappa imprescindibile per coloro che hanno deciso di intraprendere l’esperienza del pellegrinaggio; un viaggio devozionale nei luoghi sacri dove lo spirito si avvicina al trascendente attraverso pratiche di penitenza e meditazione.

Percorso
Il percorso parte da Via 28 Aprile 1945 e si snoda seguendo Via del Santuario, Largo Paltanieri, Via Sette Chiese, Vicolo Scalone, Via San Martino, Via San Tommaso, Via Trento Trieste, Via San Giacomo, Via Tassello, Via Matteo Carboni, Via del Pellegrino, Via Tortorini, Piazza San Marco, Via Cadorna.

ITINERARIO

Un itinerario tra i luoghi più significativi della diffusione del Cristianesimo a Monselice.

La diffusione del Cristianesimo a Monselice si fa risalire ai primissimi anni dopo la morte di Cristo. Secondo la tradizione infatti la chiesa di San Paolo, uno dei più antichi edifici di culto cristiano di Monselice, sarebbe sorta sui resti di un tempio pagano che fu abbattuto nel 47 d.C. durante la predicazione in città di san Prosdocimo. Gli scavi archeologici hanno confermato in loco la presenza di reperti di epoca romana (lapidi) ma gli studiosi propendono per una prima edificazione di questo edificio sacro nel VII secolo. Dopo il 1255 venne rinnovata per richiesta dell’arciprete Simone Paltanieri costruendo una cripta ed una chiesa a navata unica; all’interno della cripta le volte a crociera vengono affrescate con raffigurazioni di S. Francesco, S. Saverio e S. Paolo. In seguito ampliata e restaurata nel Settecento e nell’Ottocento ospita oggi il Museo della Città. Davanti all’edificio nei primi anni del 2000 è stata inaugurata la fontana realizzata dall’architetto Mario Botta.

Poco oltre la Chiesa di San Paolo, seguendo la splendida via del Santuario che sale sulle pendici del Colle della Rocca, si giunge all’Antica Pieve di Santa Giustina. Costruita per volere del Cardinale Simone Paltanieri nel 1256 sui resti di un’antica chiesa denominata San Martino Nuovo. La Pieve si presenta ad impianto tardo romanico con elementi decorativi gotici in trachite ed in cotto. Lo stile si ispira agli ideali di povertà ed austerità ben espressi ad esempio nelle chiese dei Servi e degli Eremitani a Padova. All’interno ad unica larga navata, un’abside quadrangolare con volta a crociera e due cappelle laterali. All’interno si trovano pregevoli opere d’arte tra cui il Polittico di Santa Giustina della metà del XV secolo, la tavola con la Madonna dell’Umiltà attribuita ad Antonio da Verona (1421), l’originale è custodito nel tesoro del Duomo.

A pochi metri dalla Pieve, un Arco detto Porta Romana o Porta Santa introduce al Santuario giubilare delle Sette Chiese. Il santuario si compone di sei cappelle costruite tra il 1605 e il 1615 a imitazione delle Basiliche Romane del percorso sacro. Progettate dallo Scamozzi (1552/ 1616), piccole stanze che si affacciano sulla via sopraelevata con gradoni. Unici elementi decorativi sono cornici e architravi in trachite, e all’interno sono ospitate tele di Jacopo Palma il Giovane. Il percorso si conclude alla settima cappella di San Giorgio, in passato oratorio della famiglia Duodo. San Giorgio rappresentea il punto focale della devozione religiosa popolare a Monselice, e il punto d’arrivo del percorso lungo le sei cappelle Duodo. Progettato dallo Scamozzi fu ridisegnato a pianta circolare nel 1651. Alla fine del Settecento per festeggiare la solenne traslazione di numerose reliquie e di tre martiri, donati dal papa ad Alvise Duodo, si erige l’Arco di ingresso alle sei cappelle e anche la chiesa viene arricchita di un campanile, un orologio, un pavimento in marmo, pitture e altare.

Ritornati alla pieve di Santa Giustina scendendo per lo Scalone si giunge all’antica chiesa di san Martino in Valle, citata in documenti nel 970 come appartenente al monastero benedettino di Santa Giustina di Padova. Nel Cinquecento venne ampliata, ristrutturata nel 1749 e consacrata da Papa Clemente XIII. La facciata si presenta semplice, l’interno ad aula unica conserva un ciclo pittorico attribuito a Vincenzo Damini e dipinti della scuola di Gaspare Diziani. Da segnalare la presenza sul pavimento di diverse lastre iscritte sulle sepolture di religiosi che vi hanno officiato.

Tra gli edifici di culto più antichi va citata la Chiesa di San Tomaso, documentata già dal 914. Essa costituì il nucleo di un borgo lungo la via per Padova. Nel 1988 al suo interno sono stati trovati quattro preziosi affreschi sulla parete di nord, Ultima Cena, Madonna col Bambino e santo e Annuncio ai pastori, opere di diversi artisti della fine del Duecento.

Altro complesso di particolare interesse è la chiesa con l’annesso convento di San Giacomo. Si tratta da un ospedale per pellegrini fondato nel 1162; i benedettini costruirono il convento e la chiesa, ricostruita poi nel 1332. Nel 1420 tutto passò ai canonici di San Giorgio in Alga, che restaurarono in maniera radicale il complesso. All’interno due enormi teleri di Michele Desubleo del XVII secolo, rappresentanti la Chiamata di San Giacomo Apostolo e la Trasfigurazione, San Giacomo di Dario Varotari, Crocefisso con Maria e santi di G. Palma il Giovane e la Sacra Famiglia di Maganza.

Tra gli edifici più antichi si distingue la Chiesa di Santo Stefano, piccolo gioiello dell’architettura romanica. Dopo un lungo periodo di abbandono è stata di recente oggetto di un primo intervento di restauro allo scopo di renderla di nuovo visitabile.

Il Duomo intitolato a San Giuseppe operaio fu inaugurato nel 1957. Al suo interno sono conservati moltissimi arredi provenienti da chiese e monasteri di Monselice soppressi. Le opere più importanti sono una scultura di legno del XV secolo di San Savino, una scultura in pietra della Madonna del pomo, un Crocefisso ligneo di G. Marchiori 1696 – 1778, due dipinti di Litterini 1669 – 1748 raffiguranti la Morte di san Giuseppe e Compianto di Cristo, l’Estasi di Santa Teresa di Mengardi 1738 – 1796, San Francesco Saverio in adorazione della Madonna di Ludovico da Vernansaal 1689 – 1749, nella cripta due altari seicenteschi provenienti dalla chiesa di Santo Stefano, le sculture in marmo di san Prosdocimo della Bottega di Morlaiter e una santa di Antonio Bonazza oltre a numerose altre pale d’altare.

La chiesa di San Paolo, oggi sede del Museo della Città, è una delle più antiche chiese di Monselice, la sua fondazione risalirebbe infatti al VII secolo. Alla metà del Duecento l’edificio fu radicalmente ristrutturato, mentre l’assetto attuale risale al Settecento.

Nella cripta conserva un antico affresco duecentesco raffigurante San Francesco, uno dei primissimi ritratti del Santo nel Nord Italia. Al portale principale si accede attraverso l’ampia scalinata adiacente la fontana realizzata agli inizi del 2000 dall’architetto Mario Botta.
L’Antica Pieve di Santa Giustina, costruita per volere del Cardinale Simone Paltanieri nel 1256 sui resti di un’antica chiesa denominata San Martino Nuovo, è situata in corrispondenza dell’attuale abside, originariamente l’antica chiesa pievana intitolata alla martire padovana Giustina (304 d. C.) si presenta ad impianto tardo romanico con elementi decorativi gotici in trachite ed in cotto.

Il campanile romanico-lombardo è del 1200. La facciata in trachite è divisa da cinque paraste di mattoni, con rosone ed ornata da due bifore. Le finestre sono a strombo, gli archi a tutto sesto. Il portale è preceduto da un elegante protiro di stile gotico (l’affresco della lunetta posto sopra il portale è di Antonio Soranzo, 1931).

Grazie ai restauri del 1927- 1931 sono state eliminate tutte le superfetazioni barocche.
Lo stile si ispira agli ideali di povertà ed austerità ben espressi ad esempio nelle chiese dei Servi e degli Eremitani a Padova.

L’interno è ad unica larga navata, ha un’abside quadrangolare con volta a crociera e due cappelle laterali. Vi si trovano inoltre pregevoli opere d’arte, tra cui il Polittico di Santa Giustina della metà del XV secolo e la tavola con la Madonna dell’Umiltà attribuita ad Antonio da Verona (1421), il cui originale è custodito nel tesoro del Duomo.
All’interno sono state collocate numerose tele provenienti dalle chiese e conventi soppressi della Città di Monselice.
Si segnale una statua in pietra di Santa Giustina attribuita a Silvio Cosini (1535 ca.), un cippo funerario del I secolo d.C. e quattro formelle a bassorilievo attribuite a Giovanni Marchiori (1696-1778).
Nel luglio del 1605, Pietro Duodo riuscì ad ottenere da papa Paolo V la facoltà di erigere sei cappelle con la concessione, in via del tutto esclusiva, delle stesse indulgenze accordate ai pellegrini che si recavano in devoto pellegrinaggio alle sette basiliche maggiori di Roma.
I Duodo incaricarono due artisti tra i più rinomati del tempo per eseguire il Santuario; per l’aspetto architettonico Vincenzo Scamozzi, per quello pittorico Jacopo Palma il giovane e Carlo Giovanni Loth.
Un Arco introduce in “via romana” lungo le sei cappelle costruite tra il 1605 e il 1615 a imitazione delle Basiliche Romane del percorso sacro. Progettate dallo Scamozzi (1552/ 1616), si tratta di piccole stanze che si affacciano sulla via sopraelevata con gradoni.
Unici elementi decorativi sono cornici e architravi in trachite, e all’interno sono ospitate tele di Giacomo Palma il Giovane. Il percorso si conclude alla settima cappella di San Giorgio, in passato oratorio della famiglia Duodo.

L’Oratorio di San Giorgio è la meta del pellegrinaggio al Santuario giubilare delle Sette Chiese. Qui sono conservate le spoglie di alcuni martiri, tra i quali San Valentino, traslati dalle catacombe di Roma.

Ogni anno, la Via Sacra, è al centro di uno dei principali eventi di Monselice; nel giorno di San Valentino, che si celebra il 14 febbraio, migliaia di persone accorrono all’Oratorio per ricevere la “chiavetta d’oro” benedetta. San Valentino, infatti, è qui invocato come il santo che protegge dal mal caduco, detto anche mal di San Valentino (epilessia).
Punto focale della devozione religiosa popolare a Monselice, e punto d’arrivo del percorso lungo le sei cappelle Duodo, progettato dallo Scamozzi, l’Oratorio di San Giorgio fu ridisegnato a pianta circolare nel 1651 per festeggiare la solenne traslazione di numerose reliquie e di tre martiri, donati dal papa ad Alvise Duodo.

La chiesa venne poi arricchita di un campanile, un orologio, un pavimento in marmo, pitture e altare. Nel 1721 Nicolò Duodo ottenne da Clemente XI altre reliquie in seguito esposte entro le teche sovrapposte che si vedono ancora oggi.
Citata in un documento del 914, la Chiesa di San Tommaso, costituì il nucleo di un borgo lungo la via per Padova.

Nel 1988 al suo interno sono stati trovati quattro preziosi affreschi sulla parete nord, opere di diversi artisti della fine del Duecento: Ultima Cena, Madonna col Bambino e santo e Annuncio ai pastori.
La Chiesa di San Martino è l’antica chiesa citata nei documenti del 970 e appartenente al monastero benedettino di Santa Giustina di Padova. Nel Cinquecento venne ampliata, ristrutturata nel 1749 e consacrata da Papa Clemente XIII.

La facciata si presenta semplice, l’interno ad aula unica conserva un ciclo pittorico attribuito a Vincenzo Damini e dipinti della scuola di Gaspare Diziani.
Da segnalare la presenza sul pavimento di diverse lastre iscritte sulle sepolture di religiosi che vi hanno officiato.
Alle pendici del Monte Ricco si trova la Chiesa di Santa Maria del Carmine con annesso un monastero di padri carmelitani, soppresso nel 1656.

Il restauro del 1757 dovuto al Rettore Buggiani evidenzia tre altari con pale raffiguranti dipinti di Santa Teresa, San Vidale ed Estasi di Santa Teresa.
Sorta da un ospedale per pellegrini fondato nel 1162, i benedettini costruirono il convento e la Chiesa di San Giacomo, ricostruita poi nel 1332. Nel 1420 tutto passò ai canonici di San Giorgio in Alga, che restaurarono in maniera radicale il complesso.

Il convento è stato uno tra i più importanti centri religiosi di Monselice.
L’originario ospizio monselicense di San Giacomo, fondato il 6 marzo 1162 per accogliere e sfamare i pellegrini in transito per Monselice, si trasformò successivamente in monastero benedettino raggiungendo un notevole sviluppo nel XIII secolo, per passare ai francescani nel 1677.

All’interno si trovano due enormi teleri di Michele Desubleo del XVII secolo, rappresentanti la Chiamata di San Giacomo Apostolo e la Trasfigurazione, San Giacomo di Dario Varotari, Crocefisso con Maria e santi di G. Palma il Giovane e la Sacra Famiglia di Maganza.
La navata centrale due-trecentesca della Chiesa di Santo Stefano presenta un prospetto a capanna e termina con tre cappelle absidate.

Nel Quattrocento venne costruito il campanile posto tra il blocco del convento e la chiesa. L’aggiunta delle due navate laterali, risale alla metà del Settecento.
La Chiesa di San Giuseppe Lavoratore fu inaugurata nel 1957, opera dell’architetto Bonato.
Al suo interno sono conservati moltissimi arredi provenienti da chiese e monasteri soppressi di Monselice.

Le opere più importanti sono: una scultura di legno del XV secolo di San Savino, una scultura in pietra della Madonna del pomo, un Crocefisso ligneo di G. Marchiori 1696 – 1778, due dipinti di Litterini 1669 – 1748 raffiguranti la Morte di san Giuseppe e compianto di Cristo, Estasi di Santa Teresa di Mengardi 1738 – 1796, San Francesco Saverio in adorazione della Madonna di Ludovico da Vernansaal 1689 – 1749, nella cripta due altari seicenteschi provenienti dalla chiesa di Santo Stefano, le sculture in marmo di san Prosdocimo della Bottega di Morlaiter e una santa di Antonio Bonazza oltre a numerose altre pale d’altare.